venerdì 26 aprile 2013

Il pizzaiolo italiano che non può mangiare la pizza

di Annalisa Pellegrino


La maggior parte delle persone può mangiare quello che vuole senza problemi,ma per un numero minore di persone, che sfortunatamente aumenta anno dopo anno, determinati alimenti possono provocare reazioni negative che si differenziano da un soggetto all’altro. Gli alimenti sono sempre più contaminati, e la continua assunzione di prodotti trattati con sostanze chimiche ci rende sempre più vulnerabili verso malattie “nuove”. Sempre più si sente parlare di allergie alimentari o ancora intolleranze alimentari, che, associate ad uno stile di vita irregolare il quale prevede una periodica alterazione del regolare ritmo fisiologico sonno-veglia, peggiora la forma fisica e psichica di ciascuno di noi. Secondo ricerche pubblicate dalla Stanford University Medical School dal dottore Bruce Lipton lo stress rappresenta la causa del 95% dei disturbi e delle malattie, tenendo conto poi che appena avvertiamo dei malesseri ricorriamo all’uso di farmaci (antibiotici, antiinfiammatori, antidolorifici etc.) che contribuiscono a indebolire il nostro organismo e a volte ad accentuare il malessere stesso la situazione non può che peggiorare. Il fatto più preoccupante però è che la maggior parte dei disturbi odierni presentano caratteristiche sempre differenti o hanno degli sviluppi imprevedibili, che variano da individuo a individuo e che fanno risultare ogni caso simile solo a se stesso rendendo sempre più difficile l’individuazione di una cura che valga per più soggetti. Per questo voglio raccontare la storia di Luigi D’Annunzio, ragazzo di 22 anni di Chieti, che vive a Barcellona e per vivere “fa la pizza” ma è condannato a non poterla mangiare. –“Luigi, dove e quando hai iniziato a fare La pizza?” – “ Avevo 18 anni, ho imparato in una pizzeria della mia città. E’ iniziato tutto come un gioco, ma poi mi sono reso conto che il campo della ristorazione poteva consentirmi di muovermi, di viaggiare, e mi sono impegnato per diventare un bravo pizzaiolo”. –“Improvvisamente ti sei accorto di non stare bene, cosa è successo?” –“ E’ stata una cosa improvvisa. Finito l’esame di stato sono partito per Londra. Ho iniziato a lavorare mettendo in pratica tutto quello che avevo imparato, e le cose andavano abbastanza bene, lavoravo nel ristorante pizzeria Santa Maria, la pizzeria più famosa di Londra. Dopo poco più di anno sono tornato in Italia e inaspettatamente mi sono trovato ricoperto di sfoghi cutanei allergici. Nei vari ospedali nessuno riuscì ad individuare precisamente il tipo di sfogo e dopo mille prove allergiche l’unico risultato più sicuro era quello di dover eliminare dalla mia alimentazione il grano e tutti i suoi prodotti. Alla fine arrivarono ad eliminare tutti gli alimenti, perché continuavo a peggiorare e la mia dieta era fatta di solo riso. Mi rivolsi poi ad una dottoressa omeopatica che mi curò con prodotti naturali e molto lentamente sono migliorato, la maggior parte degli sfoghi è sparita, ma non sono mai più tornato come prima, neanche ora. La mia dieta continua ad essere abbastanza rigida ma ho reinserito molti alimenti. Nessuno è mai riuscito a dirmi cosa ho di preciso”. –“Ti crea problema continuare a fare la pizza e non poterla mangiare?”. –“ Il problema è che sono consapevole del fatto che il mio lavoro è causa del mio male. La farina è come una polvere, la respiri è nell’aria. Lasciando questo lavoro forse potrei stare meglio ma è l’unica cosa che so fare e bene, quindi ho deciso di continuare cercando di limitare i danni e convivendo con il mio problema”. –“Pensi che un giorno tornerai a mangiare quello che ora hai eliminato dalla dieta?”. –“ Con il tempo impari a sentire il tuo corpo, ognuno è medico di se stesso, quello che si deve trovare è uno stile di vita sano e un’ alimentazione quanto più varia possibile”. –“Come vivi in mezzo alle altre persone in fatto di non poter mangiare liberamente?”. –“All’inizio è stata molto dura, ero abituato a mangiare di tutto, a tutte le ora del giorno, ora mi sono abituato e i miei amici con me”. La testimonianza di Luigi vuole essere un incoraggiamento per tutti quelli che a un certo punto della loro vita si sono trovati o si troveranno a dover cambiare completamente le proprie abitudini. Con la volontà si possono superare tanti mali e la speranza è sempre l’ultima a morire

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